Reason è ormai un nome noto a chi fa musica, specialmente nell’ambito dell’elettronica o della nuova sperimentazione  musicale. 


Già con la sua precedente versione, il software di casa Propellerhead ha fatto parlare molto di se distinguendosi e ricevendo nomine e titoli prestigiosi       in varie categorie. Questo perché i programmatori hanno pensato di realizzare un prodotto unico       nel suo genere, adatto un po’ a tutte le esigenze e le situazioni. 


Reason è infatti uno “studio virtuale”; ha in se tutto ciò che serve ad un musicista, dj o remixer per avere un vero e proprio studio di registrazione in un unico programma. Il software è inoltre corredato di una splendida libreria su 2 cd ed, essendo compatibile con vari standard audio, può avere infinite possibilità di       “espansioni” sonore. 

La casa Svedese Propellerhead si era già distinta con i programmi Recycle,       Rebirth (l’emulazione di 2 Tb 303 e una 808 o 909) e con Reason 1.0 (versione precedente) ha confermato la sua grande professionalità. A breve sarà disponibile la versione 2.5.
 

Caratteristiche base del programma

Reason è un sistema “modulare”. I moduli presenti nel software infatti possono interagire fra loro tramite un vero e proprio cablaggio “virtuale”. E’ questo infatti il concetto base su cui si appoggia ed è proprio per l’interazione fra tutti i moduli che Reason permette di ottenere sonorità innovative e all’avanguardia. 

I moduli di cui sto parlando sono sintetizzatori ad emulazione analogica,     campionatori, batterie elettroniche, lettori di “loops”, sequencer,     mixers, processori di effetto, ed altri ancora. Il tutto è collocato in un rack proprio come in un vero e proprio studio di     registrazione (vedo immagine).




L’interfaccia grafica dei moduli richiama gli strumenti analogici quindi sono presenti  tasti, cursori,     fader, potenziometri e led luminosi che indicano varie attività. 


Sulla parte più bassa troviamo i controlli di trasporto simili a quelli di altri sequencer che comunque prendono spunto dai tasti di un registratore analogico tradizionale. Con questi tasti possiamo fondamentalmente controllare il suo sequencer dove è possibile registrare e arrangiare tracce midi dei moduli di     Reason. 

Se invece si possiede un sequencer a parte che supporta il Rewire (es. Cubase     Vst, Sx, Sonar 2.0), Reason può essere controllato totalmente da esso.
  


Reason 2.0 è un programma “host     based” quindi tutto ciò che viene fatto è gestito dal processore del computer su cui sta girando. Teoricamente il numero di moduli e di tracce che si possono gestire è infinito, in realtà ciò è legato ad una serie di fattori dati dalla configurazione della macchina (velocità del processore, quantità di memoria ram, capienza del disco rigido). Un modesto computer può già garantire buone prestazioni ma per “costruire” un vero e proprio studio virtuale è meglio appoggiarsi a una macchina potente.

                                                  
HARDWERE TESTATO :
iMac 800 G4 15”,                     scheda audio Yamaha UW 500 USB, 512 MB RAM
P III 1 GHz, scheda   audio Yamaha UW 500 USB, 256 MB RAM
Cubase  SX è la più recente incarnazione del sofware che ha dettato il termine di paragone per i programmi di produzione musicale basata su personal computer. È un’evoluzione                     che affonda le radici in Pro16 passando per Pro24 e finalmente Cubase da piattaforma Atari e poi portato su piattaforma Mac e PC. Da vecchio utente sin dalla versione Pro24 mi sono potuto  gustare l’impressionante evoluzione che ha avuto il  programma, da mero sequencer MIDI ad ambiente di produzione  quasi integrale.

È anche   vero però che ultimamente Cubase VST palesava dei problemi di anzianità progettuale e mancava di alcune  funzioni, una per tutte gli Undo Multipli, che penalizzavano  gli utenti più affezionati.

Con la versione SX si vede finalmente una riscrittura sostanziale  del codice. Chi ha avuto modo di  vedere Nuendo si accorgerà delle   molte somiglianze, ma se Nuendo non era in grado di soddisfare  le esigenze MIDI con SX il gap è stato finalmente colmato.  Ciò non  impedisce però di poter importare tutti i vecchi progetti senza grossi problemi. Con Emagic che ha smesso di produrre per piattaforma PC e ha deciso di dedicarsi  ad Apple, Steinberg recupera posizioni e credibilità con un prodotto che è sostanzialmente nuovo, non un semplice restyling o una serie di bug-fix. Non è questo il posto per elencarto l’innumerevole                   quantità di funzioni e possibilità ma vorrei evidenziare                   le differenze primarie dalla versione 5.